Silvia Avallone, “Cuore Nero”, Rizzoli, 2024.
Recensione.
Ho conosciuto Silvia Avallone tramite il suo primo romanzo, ACCIAIO, nel 2010.
Il romanzo tratta le vicende di due ragazze, all’inizio della loro adolescenza, ritratte nella loro quotidianità, ambientata in una realtà operaia, precisamente in quella metallurgica di Piombino.
Le due ragazze, Francesca Morganti e Anna Sorrentino, vengono ritratte sullo sfondo delle acciaierie, i casermoni operai, le famiglie che li abitano con una potente epicità lirica.
La visione che Silvia Avallone dà è personale, tipica del romanzo di formazione, ritagliando il ritratto di queste due adolescenti e caratterizzandole per il loro spirito ribelle e per la loro contradditoria tenerezza, imperniando le vicende personali dei vari personaggi che popolano il romanzo d’esordio con una non celata critica della realtà.
A distanza di diversi anni, mi sono accostata di nuovo a questa autrice, in questa estate 2024, e nell’unica libreria che possa fornire, a La Caletta, nuove uscite editoriali italiane (e non), ho acquistato l’ultimo romanzo della Avallone, CUORE NERO.
Mi ha colpito il titolo del romanzo, l’ho percepito come una sorta di “ossimoro”: cuore+nero, un colore che generalmente non si associa ad un organo così sfruttato in letteratura.
Dal “rosso”, colore attribuito il più delle volte al cuore, passare al “nero”, quasi per contrasto, ha attirato la mia curiosità e l’ho voluta soddisfare con la lettura del romanzo.

La trama è presto detta.
Emilia, protagonista femminile, decide, a trentun anni, di trasferirsi a Sassaia, un borgo di due abitanti- ora diventati tre.
La donna, in continui rimandi, frutto di svariati flash-back sapientemente costruiti dall’autrice, racconterà in forma asciutta e con dialoghi sapientemente dosati il suo ritorno, dopo sedici anni di lontananza, in un simile luogo.
Di Emilia si sa che ha inflitto una tragedia, ma il lettore verrà tenuto all’oscuro del perché fino alla fine del romanzo.
L’altro protagonista del racconto è Bruno. L’uomo ha potuto osservare, non visto, l’arrivo di Emilia a Sassaia, personaggio taciturno e solitario.
Continuando con la lettura si scopre che lui la tragedia l’ha subita.
E’ su questa contrapposizione che l’Avallone sviluppa la loro storia e il proseguo del romanzo, scandendo le varie parti dell’opera con un sentimento, oltre all’amore, che farà da collante alla storia tra Emilia e Bruno: il dolore vissuto, provato nelle sue diverse sfaccettature, sia che a provarlo siano i carnefici che le vittime.
Quello che mi ha colpito nella lettura di CUORE NERO è la capacità che ha avuto l’Avallone di tenere i lettori incollati alla pagina, sfruttando la materia da lei trattata e conosciuta, come ad esempio parlare del carcere minorile e delle storie dei\delle disgraziate che sperimentano una realtà così cruda, fino a renderli\le più umani e meno mostruosi, parlando di tragedie, di chi è carnefice, di chi è vittima, senza però la demonizzazione a cui la cronaca ci ha abituato.
I due protagonisti, Emilia e Bruno, sperano che il paese in cui decideranno di vivere possa diventare il loro punto di fuga, una soluzione per un futuro in cui entrambi hanno smesso di credere. Ma questo futuro rincorso segue leggi precise, sia che tu sia colpevole o innocente, vittima o carnefice.
Il tempo trascorre e rivela ciò che siamo: infinitamente fragili, fatalmente umani.
L’Avallone costruisce il suo romanzo con grande sensibilità, carica di comprensione e di compassione per vicende umane intrise di dolore, scavando nei punti più oscuri dell’animo umano.
Ma dietro il dolore, causato e subito, l’autrice sostiene che ci può essere redenzione e rinascita.
“ORA TI SEMBRERA’ IMPOSSIBILE. MA IO TI GARANTISCO CHE TUTTO PASSA. E SE NON PUO’ PASSARE, CAMBIA”.
Giovanna Flori