Santa Lucia tra storia e sentimento
Ricordo l’odore acre del mare, le barche e il profumo intenso del giglio di mare che mi avvolgevano ogni estate, quando da bambina raggiungevo quel piccolo angolo di paradiso, nascosto tra le dune.
La spiaggia lontana, un nastro di seta bianca steso tra il cielo e il mare, era il mio rifugio.
Le dune, modellate dal vento, sembravano onde immobilizzate, mentre il giunco, con i suoi steli flessibili, danzava al ritmo del mare.
La torre aragonese, come un vecchio guardiano, vigilava sulla costa, mentre il sole, un gigante dorato, affondava lentamente nel mare, tingendo il cielo di mille sfumature.
Sulla costa orientale della Sardegna, dopo la città di Siniscola, per la strada che conduce a Capo Comino e poi a Orosei si trova un piccolo borgo che porta il nome di una santa, dove nell’Ottocento sorse anche una chiesetta dedicata al culto della Vergine Siracusana, la stessa Santa che Dante cantò nel suo poema divino: Santa Lucia.
qui ti posò/ e pria mi dimostraro/
gli occhi suoi belli quell’entrata aperta;
poi ella e ‘l sonno ad una se n’andaro…
(Purgatorio, canto IX, vv. 61-63)
L’accesso a questo piccolo borgo è una stradina avvolta di fronde di eucalipti, che permettono di godere sotto il sole d’agosto di un’ombra ristoratrice.
Proseguendo verso il centro si può notare a ovest tutta la costa che ricongiunge la spiaggia di Santa Lucia a La Caletta e a est Capo Comino. La scalinata Pigozzi, un sentiero che conduce verso l’infinito, ci porta a Tiria Soliana.
Qui, un mare di ginestra si estende a perdita d’occhio, inondando l’aria di un profumo che, come scrisse Leopardi, vedendola inerpicarsi nel Vesuvio “il deserto consola”.
Da questo balcone naturale, lo sguardo spazia sul lido, incorniciato da due maestosi silos.
Spesso, compagni silenziosi di questo panorama, due asinelli sembrano vegliare sul tempo che scorre lento.
In quest’oasi di pace, il silenzio è l’unico suono.
Diceva di lei, il giudice Giovanni Francesco Conteddu, in una sua pubblicazione:
“È una spiaggia in cui le parti caratteristiche consistono in un promontorio proteso sul mare per notevole tratto ed in una successiva insenatura stretta da due scogliere parallele. Sul promontorio laddove la ripa declina sul mare, ad un tratto la scogliera offre i fianchi alla perenne flagellazione delle onde. Si eleva una vetusta Torre a forma lievemente conica giganteggiante tra le sue spire architettoniche e d incorniciata di spalti e merli. La sua mole imponente, la serenità della sua costruzione manifestatamente destinata a sostenere nel suo seno il peso delle armi da fuoco e l’esplosione della loro forza terrificante, ammonisce subito il visitatore che egli si trova dinanzi ad un edifizio, quivi situato a difesa ed al rispetto della bella località, tutto atteggiato alla gravità d’un colosso ciclopico e dall’austerità leggiadra dei castelli dell’età di mezzo”.
La quiete e l’odore della posidonia caratterizzano questo antico borgo, smaltato in ogni sua parte dal colore del mare e del cielo azzurro, intenso e denso.
Non appena si arriva, si può ammirare a ponente il lungomare di una spiaggia bianchissima chiamata” lontana”, che con il suo splendere diventa abbagliante.
A Levante ci si addentra nella pineta di “Mandras” dove non troppo lontano si trova la spiaggia dei confetti, con i suoi ciottoli dai più svariati colori e dimensioni.
Il giglio di mare (Pancratium maritimum L.) aggiunge un tocco di candore con il bianco dei suoi fiori e il suo profumo intenso e persistente, che durante le notti d’estate avvolge i sensi.
Si dice che sia il fiore che nuota perché i suoi semi galleggiano e vengono poi disseminati grazie alle correnti marine.
La sabbia bianca della spiaggia lontana modella le dune dove si trova il giunco, quasi spettinato dal vento e la tamerice, un albero sempreverde dai rami fitti con la chioma tondeggiante.
Qui, nella spiaggia lontana, confluiscono il Rio Averì e Rio Siniscola.
Tra la spiaggia lontana e la spiaggia dei confetti si trova la spiaggia delle barche, così chiamata perché popolata dai pescatori di Ponza, arrivati negli anni ‘30, che li ormeggiavano le loro barche.
Intorno al 1892, il comune consentì e diede il primo stimolo per costruire il primo nucleo. E apparvero le prime casette con due o tre stanze vicino alla chiesetta.
“Questo rettangolo rappresenta un primo nucleo di case civili che pare destinato, con l’andar del tempo, a divenire un centro abitato e forse una borgata di Siniscola”. [G.F. Conteddu].
Oggi quel piccolo nucleo di case è diventato un insieme di semplici abitazioni, piano terra o ad un piano, e da ogni finestra si scorge il mare e il cielo che con i suoi colori si confondono, dando la sensazione di un orizzonte unico.
Attraverso l’infrangersi delle onde sugli scogli si gode di un silenzio meditativo e rigenerante per l’acqua salmastra che evapora dal mare.
Santa Lucia è ricca d’acqua pure nel sottosuolo con diverse vene. In tempi remoti i pozzi venivano scavati dentro le case. Altri scavati vicino alle abitazioni. Si ricorda che la località avesse un custode, una sorta di controllore, durante la stagione invernale e autunnale. Il toponimo Santa Lucia è già noto nel 1003.
La venerazione della Santa
La venerazione della Santa , la cui festa ricorre il 13 dicembre e poi replicata nel giorno dopo il Lunedì dell’Angelo, vede un grande pellegrinaggio di fedeli.
Al mattino il simulacro della Santa veniva portata su un carro a buoi dalla Chiesa di San Giovanni di Siniscola fino a “su ponticheddu” seguita dai pellegrini che nel pomeriggio rientravano verso Siniscola e stazionavano di nuovo a “su ponticheddu”. Ora invece la processione parte dalla Chiesa del Rosario per rientrare di sera.
La torre aragonese
Il villaggio di Siniscola fu assalito dai Mori nel 1514, i siniscolesi iniziarono perciò ad abbandonare le case e il governo di Cagliari li esentò dalle tasse per tre anni, purché non si spostassero dalla baronia;
Nel 1581 i Turchi saccheggiarono il villaggio di Siniscola e successivamente una spedizione guidata da Bernardino Puliga ne uscì vittoriosa liberando i propri paesani.
La Torre doveva provveder perciò all’avvistamento delle navi nemiche per poter avvisare i residenti di nuove incursioni barbaresche. Secondo il Vico, la costruzione della torre risale al 1639. Secondo invece Evandro Pillosu, si dice che avvenne tra 1605 e il 1607.
Il giudice Conteddu scriveva che in seguito a due decreti governativi emessi a marzo, si stabilì che gli archivi amministrativi venissero consultati per risalire alla storia della torre. Dai documenti emerse che nel 1587 erano presenti quattro guardie, i cosiddetti ‘turritani’, incaricati della sua custodia.
Oggi, la torre è un bene dello Stato, tutelato dal 1909 come monumento di interesse storico e artistico. La sua costruzione, risalente al XVI secolo, rispondeva alla necessità di difendere la costa dalle frequenti incursioni dei pirati barbareschi.
Finale
Quel piccolo borgo era ed è ancora un luogo fuori dal tempo, dove il ritmo della vita è scandito dal sorgere e dal tramontare del sole.
Ricordo le lunghe passeggiate sulla battigia, i pescatori scalzi, la sabbia calda tra le dita dei piedi, e il suono delle onde che si infrangevano sugli scogli, come un “duru duru”, una ninna nanna.
In quel luogo ho vissuto le mie estati più belle, ho fatto amicizie che durano ancora oggi.
E ora condivido con le mie figlie l’incanto di Santa Lucia, quel luogo dove il respiro si fa leggero e l’anima trova sollievo.
Quando l’aria si fa greve, sappiamo che qui, tra le dune e il mare, possiamo ritrovare noi stesse.
Santa Lucia è un pezzo del mio cuore, un ricordo indelebile che porto sempre con me.
Le mie figlie dicono: “Tutto è per sempre, a patto che lo preserviamo”.
Bibliografia
La spiaggia di Santa Lucia di Siniscola, 1912.
Dizionario geografico storico statistico commerciale degli stati di s.m. il re di Sardegna: estratto delle voci riguardanti la provincia di Nuoro, 1987
Le torri litoranee in Sardegna, di Evandro Pillosu, 1957.
La baronia di Posada su Archivio storico online di “Luigi Oggiano”