Radio Libera! Radio Siniscola!
“Al campo sportivo comunale di Siniscola, dal lancio del portiere, Conteddu passa la palla ad Amabile che dribblando un primo giocatore torresino crossa al centro area e Roccia con un tiro al volo realizza il goal. Così si rendono protagonisti di un’azione da manuale, con precisi passaggi che hanno mandato in tilt la difesa del Porto Torres. La partita si è conclusa con un netto di 4-0 per i padroni di casa, che hanno dimostrato di essere superiori in ogni reparto del campo. La Montalbo, è protagonista del campionato”.
Così molti siniscolesi gioivano allora della radio cronaca della loro squadra del cuore. Era il 1977, un anno speciale per Siniscola. In una Italia segnata da fermento politico e sociale, con le proteste del ’68 ancora vive nella memoria, e gli “anni di piombo” che iniziavano a farsi sentire, una nuova voce si levava nell’etere: Radio Siniscola, la prima radio libera della città.
Era di sicuro una radio CULT, racconta Graziano, la sua frequenza era 101.5 FM. Caterina ricorda che l’idea era nata per caso, una cena da amici a fine anno, in quell’inverno del ‘77, di fronte ai discorsi su massimi sistemi e al bilancio di un anno passato. In quella sera fredda la cosa più calda che potesse sollecitare i loro animi cosa fu?
Fu proprio un’idea. Un’idea di libertà.
Nel 1977 nascevano le radio libere, e loro si lanciarono in questo progetto. Le note di una canzone di Finardi accompagnavano l’inizio di ogni giornata radiofonica, come una sveglia musicale che dava il buongiorno agli ascoltatori.
Amo la radio perché arriva dalla gente
entra nelle case e
ci parla direttamente
Se una radio è libera
ma libera veramente
mi piace anche di più
perché libera la mente
Con la radio si può scrivere
leggere o cucinare
Non c’è da stare immobili
seduti lì a guardare
Forse è proprio quello che me la fa preferire, è che con la radio non si smette di pensare.
C’era Roberto, detto “Cranietto”, un affettuoso richiamo al suo brillante ingegno elettronico. Poi Natalio, Marco, Tore, Caterina e Graziano e gli altri volontari animati da buona volontà. Marco era l’unico che si spostava oltre il mare per motivi di lavoro; perciò, era riuscito a portare nel vicolo di via Roma, sede della radio, un mixer e due giradischi. L’antenna di trasmissione, il ripetitore, era compito di Cranietto. Era un genio davvero, era riuscito a dare sempre un aiuto concreto. Graziano ricorda ancora che lo trovò completamente assorto, invaghito di un pacco misterioso che custodiva un sintetizzatore da montare. “Ci vorranno due mesi per montarlo”, gli disse, con un tono tra l’ironico e l’incredulo. Ma lui, con la calma e la sicurezza di chi conosce i propri talenti, rispose che gli sarebbero bastati due giorni.
Al terzo giorno, Graziano, spinto dalla curiosità, si avvicinò da lui. Dalla strada, udì un suono morbido e rotondo, un “uuuuuoooonnnnggggggg” che si espandeva nell’aria come un’onda calda e avvolgente. Era il sintetizzatore, che prendeva vita tra le sue mani. In quel suono, Graziano riconobbe l’eco delle sue emozioni, la dolcezza e l’intensità delle note. Era come se il sintetizzatore cantasse la loro gioia e la loro passione per la musica.
“La cosa più bella in questa avventura dice Caterina era la libertà di pensiero, di azione! Non c’era giudizio! Ognuno di noi gestiva un’intera ora di trasmissione. Jimmy, si occupava di musica jazz. Faceva approfondimenti sulle canzoni appena uscite e sui testi”. Ogni mattina, un’ora di trasmissione era dedicata al giornale radio. Graziano sorride, ricordando Caterina e la sua abilità nel tradurre in simultanea le notizie del giorno dal quotidiano italiano direttamente in siniscolese. Per tutta l’ora, la sua voce fluiva come una melodia, incantando gli ascoltatori con la sua padronanza nelle due lingue.
La radio si strutturò in modo abbastanza classico, con una serie di programmi a cadenza fissa. Oltre al giornale radio, c’era l’ora delle ricette, alcune rubriche di approfondimento, musica e intrattenimento. “Collaboravano con noi persone con competenze diverse, Carlo, Peppino, Mario, che arricchivano il palinsesto per la scelta delle notizie”, ricorda Caterina.
Sotto le elezioni, la radio si trasformava in un’agorà pulsante di idee. La Tribuna Politica era il palcoscenico dove i candidati, di ogni schieramento, si confrontavano senza censure. Un prezioso spazio di libertà, dove ogni voce aveva il diritto di essere ascoltata, contribuendo a formare un pubblico informato e consapevole.
La radio si impegnava a essere la voce della comunità, trasmettendo persino, in alcuni casi, il consiglio comunale in diretta.
Un’altra trasmissione dal titolo “Crazy World”, ossia “Mondo Pazzo” la faceva in diretta Graziano. E portava, per circa due ore, tutta la musica dance, internazionale e di cantautori italiani. Un successo il programma satirico serale “Cronache dalla vigna”. Walter, “Ciurpo”, e Gasparino, “Gas”, con la loro caratteristica verve di vicini di vigna, si cimentavano in esilaranti siparietti rispondendo a ruota libera alle provocazioni del moderatore Geppo, che li incalzava dalla consolle.
“E alla fine di ogni giornata”, ricorda Toni, “via con la carriola carica di LP e 45 giri da riportare a casa dai loro proprietari!”. Quella radio era lo specchio fedele della comunità, rifletteva le sue gioie, le sue speranze e le sue paure.
“Radio Milano International – ricorda Caterina – voleva conoscerci! Quella radio nata a Milano qualche anno prima e ci contattò perché eravamo un gruppo di giovani pieni di entusiasmo. Nessuno di noi aveva frequentato scuole di radio, ma ci buttammo generosamente nell’avventura, inventandoci giorno dopo giorno la nostra programmazione”.
Radio Siniscola o Radio Libera come molti la chiamavano diventò un punto di riferimento per Siniscola, un luogo dove i giovani si incontravano, si esprimevano e si divertivano. Erano gli anni ’70, anni vivaci e pieni di fermento, e la radio contribuiva a rendere Siniscola un posto dove si stava bene.
“Il ricordo di Radio Libera è ancora vivo, e mi riempie di gioia quando qualcuno lo rievoca con affetto”, dice Caterina.
Quei ragazzi e quelle ragazze erano cresciuti coi racconti dei loro padri che avevano fatto la seconda guerra, portavano il peso di un’eredità oscura. Il conflitto mondiale, pur lontano nel tempo, continuava a incombere sulle loro vite, sentivano di contribuire a costruire il proprio futuro con coraggio e ottimismo. Questa esperienza anche se conclusa senza un proseguo, rimane la loro più importante esperienza di pensiero libero.
Simonetta Bellu