“Alle fronde dei salici per voto
anche le nostre cetre erano appese”
Nuvole oscure scivolano minacciose sui nostri cieli. Una primavera di fiori indifferenti si bagna delle lacrime delle madri e del pianto disperato dei fanciulli. Gli uccelli che nell’aria facevano giravolte fuggono spaventati dal crepitare di mitraglie, dai motori assordanti dei bombardieri, dalle scie indifferenti dei missili.
La terra, madre e nutrice di tutto il genere umano, accoglie pietosa il sangue dei propri figli, linfa di vita uguale per neri, bianchi, gialli, rossi e incroci vari di tutti questi colori.
Ma il cielo e la terra hanno visto questa specie non solo scontrarsi nel fragore delle armi, non solo combattersi e distruggersi per difendere o impadronirsi di risorse che non erano nemmeno di loro esclusiva proprietà, ma anche cantare, danzare, pregare, dialogare e scambiare non solo merci ma anche e soprattutto pensieri.
Pensieri che nascevano nel povero contadino, nel solitario pastore, nella donna innamorata, nel navigante che scrutava l’orizzonte, nelle fatiche e nei dolori di tutte le vite.
Pensieri che volavano leggeri eppure riempivano il mondo, pensieri che attraversavano confini e frontiere, che guadavano fiumi e attraversavano i mari, che saltavano monti e ghiacciai, pianure e colline dense di piante e di erbe.
Parole che impalpabili toccavano le menti, emozioni profonde che si trasformavano in parole, parole che univano di musica i loro suoni e si allungavano in versi ora di dolore, ora di gioia, ora di disperazione, ora d’amore e di aneliti celesti.
Certo la poesia, espressione d’anima, ha sempre accompagnato l’uomo fin dai suoi albori su questa terra, gli ha permesso di esprimere con delicatezza e con forza i suoi sentimenti più profondi, di portare fuori e di trasformare in voce le sue passioni, le sue aspirazioni, le sue lacrime e i suoi sorrisi.
Ogni uomo e ogni donna si è scoperto poeta in qualche momento della sua vita, ha cercato di esprimere e di comunicare agli altri ciò che il cuore gli dettava.
Le alterne vicende della storia che ci avvolge dall’esterno, le alterne vicende che intessono la nostra vita ispirano quelli che acclamiamo poeti e ci permettono di leggere con loro ciò che abbiamo di più sacro dentro di noi.

Eppure in certi momenti, quando la negatività, anche questa insita nell’uomo, intreccia dolore con dolore, pianto con pianto, rabbia con rabbia, impossibilità con impossibilità, sembrano seccarsi le fonti dei nostri sentimenti, sembrano inaridirsi quei fiumi di parole che ci uniscono agli altri uomini e la voce dei poeti si arrochisce e quasi si spegne.
La violenza chiude la gola, la guerra secca la lingua e il cuore si ferma a contemplare la nostra ferocia, la nostra indifferenza, la nostra distruzione dell’essere umano, perché ogni volta che un uomo uccide un altro uomo, uccide dentro di sé la propria umanità.
Ma oggi, con l’arrivo della primavera, proviamo a celebrare ancora una giornata della poesia, provi ogni uomo a spremere da sé stesso gocce che non siano veleno agli altri uomini ma lenimento al dolore profondo che ci pervade.
La natura che riprende indifferente il suo corso e fa di nuovo risplendere di colori sgargianti prati e cigli di mille sentieri ci porta di nuovo un senso di pace e di bene.
E assieme al tepore del sole rinasce dentro ciascuno di noi un sogno di poesia.
Antonio Murru
Dopo l’attesa
Non è spiegabile il tanto della lontananza
che non è distanza sola
semmai pennellate di severa solitudine.
E quando prova il fiato corto
a valicare le cime dell’affanno
solo l’inerzia appare
che nulla s’avvicina all’esistenza.
Il ritorno a me soltanto
libera dai ritmi dolorosi dell’attesa
e al tuo veder ora
quel rumore mi risparmia.
Allora dai frammenti tra le dita
l’unione consolante ricompare
e dell’amore quel bel suono fa l’incanto.
Genni Piras
Eranos de amore
E de eranu cust’est sa prima die
e sas ervas promitin milli vrores
chi nos prenan de nuscos e colores
che sos risos chi tue daias a mie.
Volan a s’impuddile sos astore
lassan muntannas garrigas de nie
In sa piana sos sinnos de amores
cussos durches chi jeo daio a tie.
Sos fritos d’atonzu e de irverru
nos ant prenu su coro e ghiddighia
in sas istantzias de su disisperu.
Ventu’e consolu suspirat lizeru
chin isperantzias de bona armonia
Sa tristura ponimos in s’isserru
Antonio Murru
Poesia
Va l’anima leggera
ad inseguire nubi candide
di sole antico
Raggi di luce
che dall’universo
colpiscono radenti
gli umani pensieri
pesanti di terra
Le parole si innalzano
con punte di speranza
verso mete lontane
Come di Icaro le ali
si sciolgon di cera
e ricadono indietro
come lacrime lunghe
di sogni sempiterni
A riprendere il corso
di mani protese
nel rinchiudere il cielo.
Antonio Murru